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Ansia: amica o nemica?

La nostra vita, a causa dei diversi fattori di stress a cui siamo continuamente sottoposti, è sempre più connotata da una fastidiosa compagna: l’ansia. Spesso viene citata la frase “di ansia non si muore” che, seppur vera, rischia di non considerare come questa possa modificare le nostre abitudini quotidiane e influenzare negativamente la nostra salute.

L’ansia, come sottolineato dallo studio coordinato da Martin C. Härter*, ha conseguenze sia sullo stato psicologico ma anche su quello fisico incrementando il rischio di malattie del sistema cardiocircolatorio, dell’apparato gastrointestinale e genito-urinario; viene ad esempio stimato che vada ad aumentare di cinque volte il rischio di cardiopatie e di emicrania. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 1990 la coronaropatia è la prima causa di morte nel mondo e come messo in luce da uno studio condotto da Friedman e Rosenman le personalità di tipo A (persone che mostrano un modello comportamentale teso alla competizione, che trovano difficile rilassarsi, sono frequentemente ansiose, impazienti e arrabbiate) hanno il doppio dei disturbi cardiaci rispetto alle personalità di tipo B (che lavorano senza agitarsi e sono in grado di rilassarsi, non hanno un senso di fretta e non provano facilmente rabbia).

Ovviamente, come ogni altra emozione, anche l’ansia è da considerarsi come una reazione normale e non deve essere demonizzata. Nella quotidianità noi possiamo sperimentare l’ansia a vari livelli di intensità, ai livelli più bassi o quando è associata ad eventi specifici (es. fare un colloquio di lavoro) questa può essere funzionale attivandosi di fronte a situazioni difficili permettendoci di superare gli ostacoli, spronandoci a dare il meglio e a mantenere alta la concentrazione. Nei casi in cui i livelli di ansia siano però alti o rimangano elevati anche in assenza di eventi specifici (es. svegliarsi le mattine con un livello d’ansia che ci accompagna per l’intera giornata) la sua presenza non è più funzionale ma comincia a diventare problematica e addirittura dannosa.

È fondamentale riuscire a trovare strategie efficaci per sfruttare gli effetti positivi dell'ansia, le persone che hanno la tendenza a pensare continuamente all’evento stressante o negano di provare emozioni negative, spingendole al di fuori della consapevolezza, mostrano un dolore più prolungato ed intenso in seguito ad eventi stressanti, rispetto alle persone che gestiscono le proprie emozioni cercando un sostegno sociale o tentando di attribuire un nuovo significato all’evento.

Cosa si può fare in questi casi? Come si può affrontare l’ansia?

I livelli elevati di stress ed ansia possono essere affrontati e ridotti facendo ricorso a:

- Trainign Autogeno nel quale si impara ad ascoltare e comunicare con il proprio corpo e con le proprie emozioni, si può così cominciare a gestire le risposte fisiologiche ed essere più “sereni” nell’affrontare anche le fonti di stress;

- Mindfulness descritto come stato mentale “una modalità dell' essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere com'è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente” (Teasdale);

- Percorsi Psicologici individuali o di coppia nei quali, analizzando i punti di forza e di debolezza, si imparano i metodi più efficaci per gestire l’ansia e per modificare i comportamenti disfunzionali.

* studio, coordinato da Martin C. Härter del Centro Medico Universitario di Friburgo in collaborazione con il National Institute on Drug Abuse e il National Institute of Mental Health (NIH, Bethesda)

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